In occasione di due incontri tenutisi presso il Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali (DiSAA) dell’Università degli Studi di Milano il 7 e il 21 febbraio 2023 ho parlato dell’impiego di ChatGPT nella didattica. In particolare, ho proposto una prima classificazione delle possibili interazioni lato studente e lato docente, riprendendo nel primo caso il TPACK Model di Koehler e Mishra (2005) e nel secondo il Model of Cognitive Processing di Kitchener (1983).

Dal punto di vista dell’insegnamento, ritengo interessante impiegare ChatGPT per coadiuvare la fase di progettazione di un corso — dalla stesura degli obiettivi di apprendimento secondo specifiche tassonomie (es. Bloom, Monasta) alla definizione delle rubriche di valutazione —, per ideare attività basate su metodologie non convenzionali e per produrre materiale didattico diversificato per stile, linguaggio o complessità.

Dal punto di vista dell’apprendimento, ChatGPT può indirizzare gli studenti verso obiettivi di padronanza, intervenendo così sulle loro credenze epistemiche, può sostenere lo sviluppo di abilità metacognitive — dall’organizzazione del tempo-studio alla selezione di opportuni organizzatori visivi —, e può facilitare l’acquisizione dei contenuti disciplinari. Sono molto interessanti, in quest’ultimo caso, due possibilità: quella di attivare un dialogo con una specifica figura professionale e quello di generare percorsi adattivi in forma di avventure testuali.

Non bisogna dimenticare che ChatGPT, perlomeno nell’attuale research preview, può generare risposte errate, imprecise o fuorvianti, e può mostrare un punto di vista non obiettivo, parziale, stereotipato o discriminante. Questo aspetto invita a riflettere su quanto sia opportuno — come sottolineato dall’European Digital Competence Framework for Citizens (DigComp) 2.2 — imparare a interagire consapevolmente con i sistemi di Intelligenza Artificiale, arrivando anche a formulare considerazioni etiche sul loro impiego. Sapersi confrontare in maniera sicura, critica e responsabile con le tecnologie emergenti significa arginare il rischio di nuovi divari digitali e sociali.

Le slide che condivido presentano perlopiù esempi di richiesta relativi alla didattica di discipline scientifiche di ambito agroalimentare. Tutte le richieste sono chiaramente variabili per contenuto e per forma e possono essere personalizzate con opportuni parametri. Inoltre, sono presenti consigli per formulare richieste (prompt) chiare e dettagliate, anche includendo verbi ed espressione d’azione tratti dalla tassonomia di Bloom revisionata da Anderson e Krathwohl (2001).



In occasione di due incontri tenutisi presso il Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali (DiSAA) dell’Università degli Studi di Milano il 7 e il 21 febbraio 2023 ho parlato dell’impiego di ChatGPT nella didattica. In particolare, ho proposto una prima classificazione delle possibili interazioni lato studente e lato docente, riprendendo nel primo caso il TPACK Model di Koehler e Mishra (2005) e nel secondo il Model of Cognitive Processing di Kitchener (1983).

Dal punto di vista dell’insegnamento, ritengo interessante impiegare ChatGPT per coadiuvare la fase di progettazione di un corso — dalla stesura degli obiettivi di apprendimento secondo specifiche tassonomie (es. Bloom, Monasta) alla definizione delle rubriche di valutazione —, per ideare attività basate su metodologie non convenzionali e per produrre materiale didattico diversificato per stile, linguaggio o complessità.

Dal punto di vista dell’apprendimento, ChatGPT può indirizzare gli studenti verso obiettivi di padronanza, intervenendo così sulle loro credenze epistemiche, può sostenere lo sviluppo di abilità metacognitive — dall’organizzazione del tempo-studio alla selezione di opportuni organizzatori visivi —, e può facilitare l’acquisizione dei contenuti disciplinari. Sono molto interessanti, in quest’ultimo caso, due possibilità: quella di attivare un dialogo con una specifica figura professionale e quello di generare percorsi adattivi in forma di avventure testuali.

Non bisogna dimenticare che ChatGPT, perlomeno nell’attuale research preview, può generare risposte errate, imprecise o fuorvianti, e può mostrare un punto di vista non obiettivo, parziale, stereotipato o discriminante. Questo aspetto invita a riflettere su quanto sia opportuno — come sottolineato dall’European Digital Competence Framework for Citizens (DigComp) 2.2 — imparare a interagire consapevolmente con i sistemi di Intelligenza Artificiale, arrivando anche a formulare considerazioni etiche sul loro impiego. Sapersi confrontare in maniera sicura, critica e responsabile con le tecnologie emergenti significa arginare il rischio di nuovi divari digitali e sociali.

Le slide che condivido presentano perlopiù esempi di richiesta relativi alla didattica di discipline scientifiche di ambito agroalimentare. Tutte le richieste sono chiaramente variabili per contenuto e per forma e possono essere personalizzate con opportuni parametri. Inoltre, sono presenti consigli per formulare richieste (prompt) chiare e dettagliate, anche includendo verbi ed espressione d’azione tratti dalla tassonomia di Bloom revisionata da Anderson e Krathwohl (2001).